LA STORIA DEGLI ETRUSCHI DI FRONTIERA IN QUATTRO PARTI
A cura di Francesco Longo
Parte seconda
Questo popolo di artigiani, di ingegneri e di commercianti amava la bella vita. Gli uomini si vestivano con la toga, che poi diventerà il look obbligato dei vip romani; e portavano anelli, bracciali, collane e perfino gioielli intrecciati alla barba; si compiacevano dei loro frequenti e sontuosi banchetti, cui invitavano amici e potenti; erano appassionati di sport: frequentavano assiduamente gli incontri di boxe, i giochi dei gladiatori, le gare di lancio del disco e del giavellotto ed anche una specie di corrida. Le donne godevano di una notevole libertà: eleganti, colte e raffinate partecipavano con i mariti ai banchetti, dove conversavano, suonavano il flauto e danzavano;(ciò era inconcepibile presso i Greci ed i Romani che ne erano scandalizzati tanto da definirle prostitute: da loro, le sole donne ammesse erano le schiave e le cortigiane.) Le Etrusche avevano, in effetti, diritti quasi pari a quelli degli uomini: nelle famiglie aristocratiche più autorevoli, le donne potevano trasmettere il proprio cognome ed i propri beni per via ereditaria. Una tale emancipazione femminile non fu mai raggiunta in tutto il mondo antico occidentale.
Gli Etruschi hanno vissuto anche a Pontecagnano, dall’inizio alla fine della loro storia, e cioè dal nono secolo alla prima metà del terzo avanti Cristo.
Già nel nono secolo i primi Etruschi si stabilirono da noi. Provenivano dall’Etruria meridionale ed erano alla ricerca di terre da coltivare. Pontecagnano era l’ideale. Aveva una grande pianura fertile (allora non c’erano ancora le estese paludi che si formeranno nel primo millennio dopo Cristo, per un lento e progressivo sollevamento del suolo costiero); aveva le colline alle spalle; aveva il mare a breve distanza (gli Etruschi preferivano, per prudenza, non insediarsi nelle vicinanze del mare ma a debita distanza); il fiume Picentino era navigabile per alcuni chilometri; e soprattutto la nostra costa offriva un ricovero facile e sicuro per le imbarcazioni. Essa era molto diversa da come è oggi. Tra la foce del Picentino, dove gli Etruschi costruirono il porto e fino a quella dell’Asa c’erano alte dune; tra la foce dell’Asa e quella del Tusciano c’era una vasta e profonda laguna, che era un ottimo porto naturale. Oltre il Tusciano e fino alla foce del Sele, c’era un’altra laguna ancora più grande, quella dell’Arenosola.
(A proposito di nomi: Tusciano deriva da Tuscia, antico nome dell’Etruria; la Laguna Grande diventerà Lido Lago; la Laguna Piccola diventerà Picciola).
Fonti storiche:
Dizionario Enciclopedico Utet ediz.1936; Storia d’Italia di Indro Montanelli; “Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano” della Soprintendenza di Salerno Avellino Benevento; “Il parco eco-archeologico di Pontecagnano Faiano” di Le Fol Julie ed altri; “L’agro picentino e la necropoli di località Casella” di Teresa Cinquantaquattro (Istituto Orientale di Napoli); gli elaborati della Scuola Media Picentia negli anni scolastici 1996-97,1999-2000, 2000-01; “Appunti di studio” suggerimenti e supervisione del professore Giancarlo Bailo Modesti, dell’Università di Napoli
Il testo è stato redatto da Francesco Longo.
L’opera è dedicata alla memoria del professore Giancarlo Bailo Modesti.
Pontecagnano, maggio 2009