La politica degli slogan
Di Dario Vaccaro
E’ di questi giorni la notizia del brusco calo di tesserati nel PD , una tendenza in netto contrasto con il grandissimo risultato elettorale ottenuto dal partito alle scorse europee .
La dirigenza del partito minimizza l’importanza del fenomeno , la posizione è chiara,meglio un partito vincente anche se con pochi tesserati che un partito con una solida base ma eterno secondo.
Ma è davvero possibile ridurre questo fenomeno ad una mera questione numerica ?
E’ davvero possibile che i risultati elettorali possano mettere in secondo piano l’appartenenza al partito?
Oltre ad un evidente danno economico , la mancanza di tesserati porta con se un ovvio calo di partecipazione attiva alla vita del partito. I tesserati tengono aperti i circoli, sono le antenne del partito nella società , riportano problemi, propongono soluzioni , suggeriscono idee, insomma arricchiscono il dibatto.
E’ comune , al giorno d’oggi, in maniera specifica nel PD , sentir parlare di scollamento tra la base e i vertici del partito. Un partito con sempre più dirigenti e sempre meno militanti. La stessa situazione di “chiusura” la vediamo ogni giorno in TV , con un leader forte che porta avanti a colpi di maggioranza le proprie posizioni , una marcia decisa che quasi mai trova il tempo di arricchirsi con il contributo di chi è fuori dal cerchio. Eppure il partito democratico si presentava agli italiani , stando al “manifesto dei valori” ,come un “partito aperto, uno spazio concreto di dialogo costruttivo e propositivo; un laboratorio di idee e di progetti…”.
Che fine hanno fatto i bei propositi che entusiasticamente avevano animato la nascita di questo nuovo soggetto politico ?
Le primarie avrebbero dovuto rappresentare la soluzione a questo problema; ogni elettore può scegliere in prima persona da chi essere rappresentato, giudicando proposte, curriculum , meriti , sembravano ,inizialmente, uno strumento sensazionale. Partecipazione altissima , entusiasmo alle stelle, leader legittimati dal consenso popolare, sembrava si fosse trovato il giusto espediente per trasformare un partito del ‘900 in un partito moderno, senza perdere il contatto con la gente. Questo strumento però ,stando agli ultimi dati , sembra riscuotere sempre meno successo. Si è rivelato del tutto effimero, gli elettori sono chiamati semplicemente a ratificare scelte già fatte nelle segrete (mica tanto) stanze.
Ecco che appare sempre più evidente la necessita di recuperare al più presto il rapporto con le persone, con gli uomini e le donne che , lontano dai palazzi del potere, contribuiscono quotidianamente a tenere in vita il nostro paese. Va ripristinato il ruolo costituzionale dei partito , va ripreso il meccanismo di formazione e di selezione accurata della classe dirigente , non possiamo accontentarci di bei visi poveri di contenuti .Va lanciato un chiaro segnale ai giovani che si avvicinano al partito, il circolo deve essere uno lungo nel quale apprendere, confrontarsi ed offrire un contributo, non un ufficio di collocamento nel quale stringere rapporti con la sola speranza di avere un tornaconto personale.
La forza del PD dovrebbe risiedere nel superamento di ogni contrasto tramite il confronto ,acceso ma sincero, tra le diverse anime che compongono il partito , con il contributo di tutti , superando l’eterna frammentazione e le solite gare a chi è più di sinistra. Tutto questo se vogliamo un partito che brilli di luce propria , che non sia solo il riflesso dei consensi personali dell’attuale segretario e capo del governo.
La politica degli slogan e degli ashtag probabilmente , me lo auguro , non sopravvivrà , facciamo in modo che a sopravvivere sia il partito.
LA BUFALA DEGLI INCENERITORI
“Utilizzando i dati ufficiali, prodotti esclusivamente da pubbliche amministrazioni, abbiamo rilevato che sulla base degli attuali livelli di produzione e di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e della impiantistica operativa la regione Campania, che si attesta tra le prime regioni d’Italia come capacità di trattamento termico dei rifiuti (inceneritori), una estrema carenza in termini di impiantistica per il trattamento della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti. Aspetto che penalizza (per i costi determinati dal trasporto fuori regione) le tante amministrazioni locali impegnate a conseguire elevati livelli di raccolta differenziata, i cosiddetti comuni ricicloni, tanto da consentire alla regione Campania di conseguire una percentuale di raccolta differenziata (41,5% nel 2012 – dati ISPRA) superiore alla media nazionale (40% nel 2012 – dati ISPRA) – . A fronte di ciò, tuttavia, rileviamo un incomprensibile ed illogico accanimento delle Istituzioni nel voler realizzare ulteriore impiantistica per l’incenerimento e di contro un dissimulato disimpegno nella realizzazione della utile e necessaria impiantistica per il trattamento della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata. Inoltre, anche la formula dell’appalto in concessione adottata per la realizzazione di nuovi inceneritori, prevedendo da parte dell’amministrazione concedente la garanzia di conferire per un ventennio oltre 300.000 t/anno di rifiuti solidi urbani da trattare lascia sconcertati: paradossalmente si dovrebbero diminuire gli attuali livelli di raccolta differenziata e per 20 anni!” E’ l’incipit della lettera firmata da Michele Buonomo e Giancarlo Chiavazzo, rispettivamente presidente e repsonsabile scientifico di Legambiente Campania inviata alcommissario europeo per l’ Ambiente, Janez Potocnik, al premier Renzi e al presidente della Regione Caldoro con annesso studio dal titolo ”La bufala degli inceneritori” con il quale si chiede che venga rivista la politica dei rifiuti nella nostra Regione e la scelta paradossale della Campania che punta alla realizzazione di nuovi inceneritori.
“In particolare, rileviamo che manca addirittura rifiuto (frazione secca tritovagliata) per garantire il funzionamento a regime dell’impiantistica per l’incenerimento oggi operativa sul territorio (TMV di Acerra), mentre il vero problema, rappresentato dalla collocazione della frazione organica “impura” (FUT) proveniente dagli stabilimenti per il trattamento della frazione indifferenziata (STIR) potrebbe essere notevolmente ridimensionata solo incrementando (come di fatto sta avvenendo) la percentuale di raccolta differenziata della frazione organica grazie anche all’abbattimento dei costi derivanti dalla realizzazione dell’impiantistica dedicata (impianti aerobici o anaerobici).
Ma al momento in Campania gli unici due impianti in funzione sono a Salerno e Teora (Avellino). Si dovrebbe aggiungere anche quello di Eboli, dopo l’autorizzazione concessa dalla Regione. Anche se il piano regionale per la Gestione dei Rifiuti, approvato nel 2012, ne prevede undici. Secondo il piano regionale rifiuti, che ha posto l’obiettivo di una raccolta differenziata al 50%, e già al 2013 la regione ha raggiunto circa il 45%, per gestire la quantità di frazione organica proveniente da Raccolta differenzia pari a 560.000 t/anno sono stati previsti una serie di impianti da realizzarsi presso gli STIR esistenti. Allo stato la capacità di trattamento si attesta su poco più di 50.000 t/anno, meno di un decimo di quanto necessario, ma soprattutto risulta che anche la capacità di trattamento prevista nel PRGRU nella realtà non corrisponde a quanto necessario in quanto a fronte della produzione di 560.000 t/anno nella realtà i bandi predisposti dai vari commissari designati prevedevano in totale impianti per sole 344.500 t/anno, con un deficit di capacità di trattamento nell’ipotesi, purtroppo remota, venissero realizzati tutti gli impianti previsti di ben 215.500 t/anno.
“Davanti a queste cifre-denunciano Buonomo e Chiavazzo di Legambiente– risulta incomprensibile e preoccupante che i decisori pubblici da un lato promuovano la realizzazione di una ulteriore capacità di incenerimento quando è evidente non serva e dall’altro non si attivino per la realizzazione degli impianti per il trattamento della frazione organica proveniente dalla RD unica via ragionevole per risolvere i problemi e bloccare l’incombente procedura di infrazione comunitaria.“
Dott. Giancarlo Chiavazzo
Responsabile Scientifico
Legambiente Campania
INCENERITORE DI SALERNO: PURTROPPO NON E’ FINITA!
Ci hanno provato in tutti i modi i parlamentari campani del PD e del M5S a far annullare il decreto del governo relativo alla nomina del commissario per la costruzione dell’inceneritore a Salerno. Purtroppo il governo ha respinto questa richiesta accettando solo un successivo emendamento presentato dai parlamentari del PD che hanno chiesto ed ottenuto maggiori garanzie sulla valutazione delle dimensioni dell’impianto, nella scelta delle tecnologie, sulla selezione e controllo dei rifiuti da bruciare e sulla gestione dell’impianto .
La scelta delle dimensioni dell’impianto si dovrà basare sui i dati relativi al livello di raccolta differenziata attuali e quelli attesi quando l’inceneritore dovrebbe andare in funzione. Ricordiamo che già oggi nella nostra provincia la raccolta differenziata superare il 60% del totale e la tendenza è in costante aumento. Quindi, se verrà fatta una valutazione oggettiva che tenga conto soprattutto di questo aspetto, si potrà arrivare alla conclusione dell’inutilità di questo impianto dirottando i fondi verso quella filiera della raccolta differenziata che oggi è assolutamente insufficiente o del tutto assente.
Bisogna dare atto a tutti i parlamentari di aver espresso a chiare lettere la loro posizione e questo in linea con la voce dei cittadini che si sono organizzati nel comitato NO INCENERITORE la cui prima iniziativa è un convegno che si terrà Venerdì 25 Luglio a Pontecagnano Faiano in piazzza Sabbato alle ore 20:00.
Il percorso per arrivare al definitivo abbandono di questo progetto è ancora lungo e tortuoso e la trasversalità delle iniziative è fondamentale. Rivendicare primogeniture o prendere iniziative non condivise pensando di poter apparire i soli paladini di questa “battaglia” è e sarà controproducente e servirebbe solo a inasprire rapporti e a creare deplorevoli sospetti.
Lodevole è l’iniziativa dei sindaci di tenere un consiglio congiunto in cui dar forza al coro dei no a questo inceneritore. Il consiglio è stato fissato per Martedì 29 luglio allo ore 18 presso la struttura del Centola a Pontecagnano Faiano. L’augurio è che non sia una inutile passerella ma che sia un momento per dibattere e consolidare soprattutto le proposte alternative da sottoporre al commissario nella sua valutazione di fattibilità del’inceneritore.
L’iniziativa dei parlamentari ha aperto una breccia, approfittiamone.
Federico Arcangelo Marra
MARE NOSTRUM
L’open day organizzato alla provincia per il Grande Progetto “Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno” ha riportato in evidenza il dibattito sulle scelte tecniche di realizzazione di tale opera. L’iniziativa di Legambiente, denominata No Tonz, ha suscitato non poche perplessità negli abitanti della fascia costiera che temono un nuovo blocco del progetto che, oltre alla difesa dell’arenile, dovrà prioritariamente proteggere l’abitato e gli abitanti specialmente dove l’erosione ha avvicinato pericolosamente la linea costiera alla strada litoranea, apprezzabile dalla foto in alto. C’è sembrato doveroso incontrare una delegazione di Legambiente composta dal presidente del circolo Occhiverdi, Carla Del Mese e il responsabile scientifico di Legambiente Campania, Giancarlo Chaivazzo, per trattare approfonditamente e soprattutto spiegare le motivazioni che hanno portato alla contestazione delle soluzioni prospettate.
Questo rappresenta solo uno stralcio dell’ampio spazio che sarà dato all’argomento nel prossimo numero del Il Ponte Novo e quindi tratteremo solo alcuni punti che riteniamo prioritari.
Primo aspetto che Legambiente tiene a chiarire è che non sono affatto contrari alla realizzazione di interventi a difesa della costa e delle attività civili e produttive che vi si svolgono, anzi, ritengono che le ingenti risorse economiche disponibili debbano essere spese bene, cioè risolvendo effettivamente i problemi, utilizzando le migliori modalità disponibili e senza che se ne causino di altri.
Tra le preoccupazioni di Legambiente c’è l’effetto che tale intervento potrà avere sull’acqua marina. Esso, infatti, prevede barriere sia parallele che perpendicolari (pennelli) alla costa, creando delle celle che provocheranno una stagnazione delle acque acuendo gli effetti dell’inquinamento per il mancato ricambio dell’acqua. Un problema ben evidenziato dal “Gruppo di Coordinamento Regionale Ostreopsis ovata”. Non si parla solo di cattivo odore o di non balneabilità, ma soprattutto della creazione di un habitat favorevole alla crescita di un’alga tossica (Ostreopsis ovata) che è pericolosa non solo per la fauna marina ma anche per l’uomo. Tale alga ha il suo massimo sviluppo proprio in presenza di substrati rigidi come lo sono i pennelli e le barriere e tra luglio e agosto, cioè durante il periodo della balneazione.
Essendo microscopica non è percepibile a occhio nudo ma ci si accorge della sua presenza solo con gli effetti che provoca, attraverso il consumo di prodotti del mare o per la sua inalazione respirando l’aria marina a seguito di una mareggiata (aerosol marino). Per chi volesse avere maggiori dettagli su quest’alga, riportiamo il link di wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Ostreopsis_ovata).
Legambiente, condividendo le osservazioni espresse dall’Autorità di Bacino, considera inoltre inefficace e controproducente le realizzazioni dei pennelli poiché ostacolano il naturale flusso di sabbia lungo la costa, quello che, seppure in questo momento sia ridotto, svolge una azione di contrasto all’ulteriore arretramento delle spiagge. Infatti, il moto ondoso dannoso è quello che agisce perpendicolarmente alla costa portando a largo le sabbie prese dalle spiagge, come evidenziato anche dalla relazione generale, per cui i pennelli, oltre a bloccare la redistribuzione delle sabbie lungo la costa, sono inefficaci nel contrastare l’azione negativa del mare.
Circa il ripristino della spiaggia, definito ripascimento, Legambiente evidenzia che l’utilizzo di sabbia proveniente da terra è ormai stata sostituita con l’utilizzo dei depositi di sabbia provenienti dai fondali marini profondi, intorno ai 100 metri. La tecnica ormai consolidata che utilizza navi specificamente attrezzate consente di avere un impatto ambientale molto limitato evitando tra l’altro un notevole traffico di mezzi pesanti per il trasporto della sabbia dalle cave al mare.
Resta comunque sicuramente viva la preoccupazione degli abitanti di Magazzeno che auspicano un dialogo tra le parti coinvolte in questo importante progetto, evitando un muro contro muro e cercare di arrivare quanto prima a una soluzione che tenga conto quanto più possibile delle posizioni e delle esigenze di tutti.
Per un maggiore approfondimento vi rimandiamo al prossimo numero de Il Ponte Nuovo dove saranno riportate anche le conclusioni del convegno organizzato su tale progetto che si terrà il 19 giugno a Magazzeno e che tenterà di mettere a confronto tecnici , amministratori e soprattutto cittadini.
Federico Arcangelo Marra