LA STORIA DEGLI ETRUSCHI DI FRONTIERA IN QUATTRO PARTI
A cura di Francesco Longo
Parte quarta
Come nell’Etruria, anche a Pontecagnano l’organizzazione della città ed i rapporti commerciali erano controllati e gestiti da ricche e potenti famiglie aristocratiche: il gruppo dei prìncipi, veri capi politici e religiosi, che nulla avevano da invidiare a quelli delle altre e più note città dell’Etruria (Vetulonia, Vulci, Cerveteri, Tarquinia e Veio). Essi erano anche guerrieri e godevano di un grande prestigio sociale.
Ma alla fine del settimo secolo avanti Cristo, un nuovo avvenimento giunse a cambiare il corso della storia di questa comunità ricca e potente. I Greci fondarono Poseidonia (Paestum) e cominciarono a controllare prima il Sele, poi la sua piana ed infine il golfo ed i commerci marittimi.
Iniziò così il lento declino della Pontecagnano etrusca.
Durante tutto il sesto secolo, il potere commerciale dei nostri Etruschi si andò progressivamente riducendo a vantaggio dei Greci di Paestum e di Cuma. In quel periodo furono costruiti a Pontecagnano almeno due santuari; uno a sud e l’altro a nord della città. Quello meridionale, fondato nella zona della attuale via Verdi, era dedicato al dio Apollo, che tradizionalmente favoriva l’incontro tra i Greci ed i popoli dell’Occidente. (A quell’epoca le aree sacre erano non solo centri di culto ma anche luoghi di scambi commerciali e di asilo per gli stranieri). Il santuario settentrionale, situato nella zona che attualmente si trova tra via Picentino e l’autostrada, era dedicato ad una dea legata al mondo sotterraneo ed alla fertilità. Lì si celebrava il rito della liberazione degli schiavi. In questo santuario è stata ritrovata una coppa con la scritta” Amina”, che ha riproposto la questione del nome etrusco di Pontecagnano. (Molto probabilmente la Pontecagnano etrusca si chiamava Pikentia, ancora prima che i Romani la chiamassero Picentia, e precisamente Pikentia Aminaia, cioè la Pikentia del territorio degli Aminei, secondo una recente ipotesi del professore Bailo-Modesti).
Tra il sesto ed il quinto secolo avanti Cristo, Pikentia Aminaia si fortificò, costruendo un terrapieno ed un fossato lungo tutto il suo perimetro cittadino. Segno che i tempi erano cambiati. Ed infatti la lunga concorrenza commerciale tra gli Etruschi ed i Greci era sfociata in guerra aperta. Nel 474 avanti Cristo, nelle acque di Cuma, la flotta greca sconfisse definitivamente quella etrusca, già battuta cinquanta anni prima. (Era la flotta di tutti gli Etruschi, quelli dell’Etruria madre e quelli dell’Etruria campana. Dopo quella sconfitta, gli Etruschi persero il dominio del mar Tirreno e di conseguenza la supremazia nel commercio).
In seguito alla vittoria di Cuma i Greci fondarono Neapolis (Napoli), assestando un altro duro colpo all’economia degli Etruschi campani; che cominciarono a spostare le loro produzioni verso le zone interne, creando centri, come quello di Fratte, che non avevano più vocazione marinara.
Intanto l’importanza di Pontecagnano si era notevolmente ridimensionata.
Nella seconda metà del quinto secolo i Sanniti, guerrieri originari delle montagne del Sannio, che già da tempo erano presenti nelle città della nostra costa, presero il potere su tutta la piana ed anche su Paestum. Essi tuttavia non distrussero Pikentia Aminaia, né la ridussero in servitù, ma raggiunsero una pacifica integrazione con i nostri, dimostrata dalla contemporanea convivenza della lingua etrusca con quella osca dei Sanniti. La vecchia aristocrazia etrusca senza più potere e lo stesso popolo di Pontecagnano continuarono a conservare la propria identità durante tutto il quarto secolo avanti Cristo. Ma la città era ormai diventata molto diversa da quella, magnifica e potente, del periodo orientalizzante.
Nella prima metà del terzo secolo avanti Cristo giunse nella nostra piana l’esercito di Roma che travolse tutti: Etruschi, Greci e Sanniti.
Nell’anno 268 avanti Cristo Pikentia Aminaia cessava di esistere. Al suo posto nasceva la romana Picentia, così come nel 273 Poseidonia era diventata Paestum.
In quel volgere di tempo, i nostri avevano smantellato e sconsacrato i due santuari, affinché non fossero toccati dalle mani sacrileghe dei nemici.
P.S. Gli scavi archeologici di Pontecagnano, tuttora in corso, hanno impegnato centinaia di ricercatori e di studiosi, a vari livelli, e sono costati un bel po’ di danaro pubblico e privato.
I risultati, documentati nel Museo, arricchiscono la nostra storia e possono rappresentare un’occasione unica per il nostro turismo paragonabile, sia pure in misura ridotta, a quello di Pompei e di Paestum. Dovremmo tutti impegnarci per valorizzare questa risorsa.
Fonti storiche:
Dizionario Enciclopedico Utet ediz.1936; Storia d’Italia di Indro Montanelli; “Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano” della Soprintendenza di Salerno Avellino Benevento; “Il parco eco-archeologico di Pontecagnano Faiano” di Le Fol Julie ed altri; “L’agro picentino e la necropoli di località Casella” di Teresa Cinquantaquattro (Istituto Orientale di Napoli); gli elaborati della Scuola Media Picentia negli anni scolastici 1996-97,1999-2000, 2000-01; “Appunti di studio” suggerimenti e supervisione del professore Giancarlo Bailo Modesti, dell’Università di Napoli
Il testo è stato redatto da Francesco Longo.
L’opera è dedicata alla memoria del professore Giancarlo Bailo Modesti.